home | Economia | Pil, Istat: fermo nel terzo trimestre 2024 rispetto a quello precedente, +0,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Confesercenti: “Il rallentamento della crescita è confermato, ma turismo e rinnovi dei contratti aiutano i consumi”

Pil, Istat: fermo nel terzo trimestre 2024 rispetto a quello precedente, +0,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Confesercenti: “Il rallentamento della crescita è confermato, ma turismo e rinnovi dei contratti aiutano i consumi”

02 Dicembre 2024

L’economia rallenta, ma la buona performance del turismo ed i rinnovi contrattuali spingono la ripresa dei consumi. I dati odierni diffusi dall’Istat confermano la frenata del Pil nel terzo trimestre dell’anno, ormai indirizzato verso una crescita che, a fine anno, non dovrebbe superare purtroppo lo 0,5%. Segnali più incoraggianti, invece, arrivano dai consumi delle famiglie, che segnano un’importante ripresa, con una variazione del +1,4% rispetto al trimestre precedente.

Così Confesercenti.

Un recupero che era atteso, anche per l’impatto dei rinnovi contrattali sul potere d’acquisto delle famiglie, sostenuto anche dalla riduzione del cuneo fiscale e dal miglioramento dell’occupazione: la stessa Istat ad ottobre certifica il ritorno alla crescita del numero di occupati, sia congiunturale che sullo scorso anno, con gli indipendenti che segnano un aumento di circa 127mila lavoratori rispetto ad ottobre dello scorso anno.

I consumi delle famiglie italiane sul territorio nazionale risalgono in termini tendenziali dello 0,2%, un aumento che consente così di riassorbire la contrazione del primo semestre. Con riferimento alla spesa turistica, l’aumento riferito al periodo gennaio- settembre risulta in termini reali pari al 9%, per un ammontare superiore ai 150 miliardi di euro e al 4,3% dei consumi sul territorio nazionale.

In prospettiva, dato il contesto di stabilizzazione dei prezzi e di tenuta dell’occupazione, i consumi delle famiglie potrebbero avvicinare un tasso di crescita dell1% nel 2025, trainando l’intera dinamica del Pil. Rimane, però, la necessità di un sostegno a lungo termine dei redditi delle famiglie. In particolare, di una detassazione generalizzata degli aumenti salariali che – dopo due anni di alta inflazione – permetterebbe di ridurre il rischio di drenaggio fiscale, soprattutto per i lavoratori che hanno ottenuto un aumento delle retribuzioni tale da passare ad un’aliquota IRPEF più pesante.