“Crisi dei piccoli, tax credit per salvare le attività di vicinato”
“Febbraio è ancora gelato per il commercio. Nonostante il miglioramento complessivo del clima di fiducia delle imprese, l’indice della distribuzione commerciale segna il terzo calo mensile consecutivo, arrivando a toccare quota 105,5, il dato peggiore degli ultimi 12 mesi. Un costante calo di fiducia che segnala chiaramente le persistenti difficoltà del settore ad agganciare in modo duraturo la ripresa”: così Confesercenti sui dati Istat diffusi nei giorni scorsi.
Il calo rilevato a febbraio nel commercio è dovuto ad un peggioramento generale del giudizio sulle vendite correnti e delle attese su quelle future, e coinvolge sia grande distribuzione che negozi tradizionali, anche se sono questi ultimi a registrare l’indice di fiducia più basso. La crisi dei piccoli è evidente anche dai dati sulla natimortalità del settore. Nel 2017, infatti, l’emorragia di attività di vicinato non si è fermata: complessivamente hanno chiuso senza essere sostituite, circa 10mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, al ritmo di un negozio sparito ogni ora.
“Per fermare l’avanzare della desertificazione commerciale occorre mettere in campo misure mirate al sostegno delle attività di vicinato in maggiore sofferenza”, spiega Patrizia De Luise, Presidente nazionale di Confesercenti. “In particolare, ci pare doveroso estendere a tutte le tipologie il tax credit già introdotto dalla legge di bilancio a favore delle librerie indipendenti: un credito di imposta tra i 10 e i 20mila euro, da utilizzare in compensazione per far fronte a oneri fiscali (Imu, Tasi, Tari) e al pagamento del canone di locazione di esercizio dell’attività. L’auspicio è che il prossimo esecutivo faccia sua questa nostra proposta”.
La platea dei soggetti interessati sarebbe, ovviamente, più estesa rispetto alle sole librerie indipendenti, ma l’aggravio sarebbe comunque relativo: se fosse diretto ai piccoli – con un volume d’affari compreso fra i 45 mila euro e i 150 mila euro annui – si tratterebbe di circa 190 mila operatori commerciali. E il limite di spesa, per poter riconoscere un credito d’imposta analogo a quello accordato alle librerie dall’ultima legge di bilancio, si collocherebbe in poco meno di 260 milioni di euro annui. Una scelta in tale direzione andrebbe ben oltre l’ambito fiscale, che offrirebbe solo lo strumento per dare attuazione a un preciso indirizzo di politica economica e sociale. Si porrebbe, in tal modo, un argine al fenomeno della chiusura delle attività commerciali. Un fenomeno che, in sei anni, ha prodotto la scomparsa di oltre 90 mila esercizi di commercio al dettaglio, oltre un terzo dell’emorragia che ha interessato l’intero sistema imprenditoriale del nostro Paese.