“Abbiamo atteso a lungo per un testo che, purtroppo, si preannuncia deludente: molta burocrazia ma pochi interventi a favore delle PMI, e praticamente nulla per il turismo. Anche l’indennizzo a fondo perduto è da rifare, perché così esclude le attività minori. E il credito di imposta per gli affitti non aiuta chi non ha avuto la liquidità per pagare. Una vera e propria beffa, poi, che rimanga ancora da pagare l’acconto di Irpef ed Ires di giugno. L’auspicio è che il testo in arrivo sul tavolo del CDM corregga le troppe inconsistenze delle bozze circolanti”. Così la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise.
“Un decreto di oltre 400 pagine e più di 250 articoli poteva e doveva dare risposte chiare, semplici ed immediate. Invece è un tripudio della burocrazia e della complicazione, che dimostra poca attenzione alle piccole e medie imprese: l’intervento sull’Irap è positivo, ma ha poche ricadute sulle attività di minori dimensioni. C’è poi troppo poco per il turismo: il tax credit per il settore è poca cosa, la dotazione del fondo turismo irrisoria e anche il bonus vacanze è sotto le aspettative”.
“Così la ripartenza sarà dura”, conclude De Luise: “le imprese hanno voglia di riprendere l’attività, ma così sarà una corsa ad ostacoli, alcuni dei quali aggiunti – anziché eliminati – dal DL Rilancio. È quanto accade con gli indennizzi a fondo perduto: si tratta dell’intervento più atteso, ma è estremamente limitato – come parametro ha solo aprile, invece che l’intero periodo di fermo – e per fruirne servono ben nove dichiarazioni. E i tanti, troppi limiti imposti per accedere al beneficio penalizzano, ancora una volta, le imprese di minori dimensioni. Anche l’intervento sugli affitti penalizza gli alberghi e tutte le attività che non hanno avuto liquidità per pagare i canoni durante il lockdown. Manca inoltre un intervento di ‘velocizzazione’ della cassa integrazione in deroga, ancora non arrivata a troppi. Se non correggiamo al più presto il tiro, è il de profundis per le piccole imprese. Così non riusciremo a salvare tutti: un’attività su quattro rischia di non riaprire più”.