Torino, 17 gennaio 2022 – Negozio di abbigliamento: 220 euro contro 140 (energia elettrica); bar: 1000 euro contro 600 (energia elettrica); ristorante: 2300 euro contro 1400 (energia elettrica) e 2100 euro contro 1200 (gas); albergo: 21.000 euro contro 6.000 (energia elettrica). Sono arrivate le bollette relative all’ultimo bimestre (o mese, a seconda del gestore) 2021 e per le attività commerciali è uno tsunami: l’aumento medio è del 60% per l’energia elettrica e del 65% per il gas rispetto allo stesso periodo del 2019 (nel 2020 gran parte delle attività era chiusa o solo parzialmente aperta per ragioni legate al Covid). Gli esempi e il dato medio derivano dall’esame e dal confronto delle bollette delle aziende per le quali Confesercenti cura i servizi contabili.
“Sono – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – cifre drammatiche, in grado di mettere in ginocchio moltissime delle nostre attività, e temiamo le prossime bollette. Finora l’attenzione si è concentrata più sulle grandi aziende e sui settori cosiddetti ‘energivori’, ma il problema riguarda anche le piccole realtà. Anzi, queste ultime sono doppiamente colpite: dagli aumenti diretti dei costi energetici e da quelli delle materie prime e delle merci acquistate. Incrementi così significativi possono essere traslati sui consumatori solo in piccola parte e dunque i margini delle aziende si assottigliano“.
“Vorremmo sapere – continua Banchieri – che fine hanno fatto i miliardi stanziati per venire incontro alle aziende. Per ora non si è visto un euro e, in ogni caso, non si è mai capito bene quali siano di destinatari: solo le grandi aziende o anche i nostri settori che, secondo un recente studio, stanno sopportando aumenti addirittura maggiori? Il governo deve immediatamente intervenire: non si tratta di mesi e neppure di settimane ma di giorni, o molte imprese non reggeranno, anche perché i consumi – dopo una positiva seconda meta del 2021 – sono di nuovo in picchiata”.
Secondo una valutazione dell’Ufficio studi di Confesercenti, la recrudescenza dalla pandemia e gli aumenti di merci e servizi che si abbattono sulle famiglie mettono a rischio oltre mezzo miliardo di consumi in Piemonte nel primo trimestre 2022, per minori acquisti, ridotta frequentazione di bar e ristoranti, mancanza di turisti: una recente indagine Ipsos per Confesercenti rivela che il 51% dei consumatori dichiara di evitare di servirsi di bar o ristoranti, o comunque di aver ridotto la frequentazione di pubblici esercizi e locali; il 32% ha evitato o ridotto gli acquisti nei negozi per timore degli assembramenti; 80.000 piemontesi hanno rinunciato ai saldi, che comunque sono deludenti (-15%, rispetto allo scorso anno); l’occupazione media delle camere negli alberghi piemontesi non supera il 25%.
È una stangata che farebbe tornare i consumi ai livelli del secondo trimestre dello scorso anno, cancellando di fatto tutta la ripresa maturata nella seconda parte del 2021 e spostando dalla fine del 2023 all’inizio del 2024 il recupero dei livelli pre-pandemici. Insomma: fra crisi di consumi, che picchia di nuovo forte da un mese a questa parte, e aumenti dell’energia il commercio rischia la tempesta perfetta.
“In attesa di un intervento che dovrà essere veloce e sostanzioso – conclude Banchieri – rimane nell’immediato il problema delle bollette da pagare fra qualche giorno. Su questo facciamo un appello a Iren e a tutti gli altri gestori: consentano una rateizzazione senza interessi distribuita su tutto il 2022. Credo che gli extraprofitti che stanno realizzando in questi mesi consentano loro una misura di questo genere: d’altra parte, l’alternativa è un aumento esponenziale dei ritardati o mancati pagamenti, quando non la perdita di clienti costretti alla chiusura. Lo strumento tecnico esiste: si applichino gli stessi meccanismi che già ora vengono utilizzati per cosiddetti ‘conguaglioni’, cioè quelle bollette particolarmente pesanti perché derivanti da parecchi mesi di consumi non contabilizzati”.