Torino, 1 febbraio 2022 – Esordio tranquillo per il green pass nei negozi, in vigore da oggi: l’indagine fra i commercianti svolta da Confesercenti nelle ore di avvio non ha riscontrato particolari problemi, né dal punto di vista del funzionamento della app di controllo, né dal punto di vista della clientela, che si è dimostrata comprensiva e collaborativa. La possibilità che i controlli vengano svolti a campione, inoltre, alleggerisce l’impegno degli operatori.
“Ancora una volta, come già per il green pass nei locali – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti –, il buon senso di tutti sta prevalendo; d’altra parte, si tratta di misure volte all’uscita dall’emergenza. Semmai – puntualizza Banchieri – proprio per garantirne il successo, vanno risolti alcuni nodi interpretativi che preoccupano i commercianti e che abbiamo sottoposto al governo, senza – per ora – ricevere alcun chiarimento. Primo: bene i controlli a campione da parte dei commercianti. Ma in caso di riscontro, da parte dell’autorità, dell’assenza o dell’irregolarità del green pass fra la clientela non controllata, su chi ricade la responsabilità? Ovviamente non può ricadere sul commerciante. Secondo: nella grande distribuzione è consentito, da parte dei non possessori di green pass, anche l’acquisto di beni diversi da quelli di prima necessità: ciò è permesso anche nei negozi di vicinato specializzati nei beni di prima necessità, ma che vendano anche altre merci? Per ora non è chiaro. Insomma, dopo due anni di pandemia e una serie infinita di decreti, si continuano a scrivere norme oscure e farraginose, che mettono in difficoltà commercianti e cittadini: tutti ci sottoponiamo alle regole necessarie per superare la pandemia, ma che almeno ci si eviti l’ulteriore fatica di doverle interpretare”.
Al netto di questi problemi di gestione, il green pass impatterà comunque sul commercio. Secondo un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti, l’obbligo di green pass per accedere ai negozi trova i consumatori divisi: due su tre ritengono che la misura renderà gli acquisti più sicuri. Ma molti, tra quanti non sono in possesso della certificazione vaccinale, potrebbero passare agli acquisti online.
L’accoglienza positiva nei confronti dell’obbligo riguarda una maggioranza meno larga di quanto sperato: a dichiarare di avere già il pass è l’87% degli intervistati, una quota decisamente più larga del 64% che promuove la misura, ritenendola “una garanzia di maggiore sicurezza”. Il restante 36% è poco convinto: il 10% non sa come giudicarlo, mentre il 26% dei consumatori intervistati lo vede come un impedimento che riduce l’accessibilità dei punti vendita. E solo il 10% di chi non è in possesso del pass annuncia la volontà di iniziare il percorso vaccinale per ottenerlo, mentre il 18% ricorrerà ai tamponi. Il restante 72%, invece, non ha intenzione di munirsi di certificazione. E per ovviare alla restrizione, la metà di questi – il 48% – passerà agli acquisti online, mentre il 36% li rimanderà ed il 5% chiederà a familiari e amici dotati di pass di farli al proprio posto.
Si rischia dunque un ulteriore colpo al retail fisico, già messo in difficoltà dall’incertezza creata dal riacutizzarsi dell’emergenza pandemica. L’aumento dei contagi registrato nelle ultime settimane, infatti, ha già allontanato dai negozi moltissimi consumatori: il 22% dichiara di avere ridotto, per paura, l’acquisto nei negozi fisici, orientandosi sull’online, mentre il 28% è tornato a contare le persone dentro i punti vendita, aspettando fuori se ritiene ci sia la possibilità di assembramento. Solo il 46% ritiene di non aver modificato le proprie modalità di consumo. Un quadro che il pass potrebbe addirittura peggiorare: in seguito all’introduzione dell’obbligo, infatti, il 14% dichiara che diminuirà ulteriormente gli acquisti nei punti vendita fisici, mentre solo il 9% ha intenzione di aumentarli in seguito all’obbligo.
“Anche in questo caso, le imprese – dice Banchieri – offrono la massima collaborazione. Ma certo il fatto che per i ‘no pass’ il canale online sia sempre aperto introduce una distorsione della concorrenza che non fa bene ai negozi fisici. L’obiettivo rimane un ritorno più veloce possibile alla normalità: ma occorre monitorare l’impatto di questa distorsione sui fatturati dei negozi, che già per tutta la fase emergenziale hanno visto il trasferimento di importanti quote di mercato verso l’online. Un problema economico ma anche sociale per le nostre città”.