Se l’attuale situazione di incertezza dei voli aerei dovesse durare fino ad agosto, il turismo italiano rischia di perdere 1,2 milioni di passeggeri e 800 milioni di fatturato solo per i servizi turistici a terra non più usufruiti dai viaggiatori.
A lanciare l’allarme è Assoturismo-Confesercenti su stime elaborate da CST per l’associazione di categoria.
Fino ad ora, grazie al grande lavoro svolto dalle agenzie di viaggio e dai tour operator, il sistema turistico ha retto senza eccessivi contraccolpi cancellazioni e disservizi, riuscendo quasi sempre a garantire alternative ai passeggeri dei voli annullati. Ma siamo al limite: se la situazione di caos dovesse andare avanti anche in agosto, quando è più complicato riproteggere i passeggeri su altri voli, correremmo il rischio effettivo di annullamento di tutti gli altri servizi prenotati a destinazione, sia in Italia sia all’estero. Anche perché le compagnie low cost, quelle che stanno soffrendo maggiormente la carenza di personale e le più colpite dagli scioperi, hanno il 67% dei posti disponibili sui voli diretti in Italia. E se è vero che le ripercussioni economiche dei disservizi molto probabilmente verranno regolate dalle polizze assicurative dei “pacchetti”, rimane più complicata la soluzione per i passeggeri “fai da te”.
È plausibile dunque immaginare che, se la situazione di criticità dovesse prolungarsi anche per il mese di agosto, i passeggeri possano cambiare destinazione o addirittura rinunciare al volo, tra l’altro in un contesto in cui le tariffe sono aumentate in maniera significativa.
Nei periodi di “normalità” il numero di passeggeri in Italia nel mese di agosto ha sempre superato i 20 mln (circa 70% internazionali). Anche immaginando una quota di rinuncia tra il 6% e il 7%, pari ad almeno 1,2 milioni di passeggeri, la perdita complessiva di fatturato per i servizi turistici a terra potrebbe attestarsi sugli 800 milioni di euro, ai quali si aggiungerebbero gli indennizzi ai passeggeri per i ritardi e le cancellazioni dei voli, le richieste di risarcimento danni e i mancati ricavi delle compagnie aeree.
Più che le agitazioni sindacali, il problema sembra dunque originato dalla forte ripresa dei viaggi, ampiamente preannunciata, che ha fatto registrare un’impennata delle vendite dei posti sugli aeromobili delle compagnie aeree. A ciò non è seguito l’adeguamento delle flotte, dei piloti, del personale di bordo, di terra, sia dei vettori sia degli aeroporti. Una mancanza di programmazione e di coordinamento che non ha permesso la gestione ordinata di un afflusso enorme di persone.
Gli aeroporti italiani, rispetto ad altre realtà europee, per ora sono riusciti a contenere con molta fatica le ripercussioni sugli utenti, ma più ci si avvicina al periodo centrale delle partenze estive e più aumentano i disagi. Per questo è importante che si attivino tutti i soggetti della filiera del trasporto aereo per garantire lo svolgimento regolare di un servizio che genera importanti ricadute economiche per i territori e le imprese turistiche.