Proseguendo la linea “scrivo-tanto-per-non-dire-nulla-e-fare-fumo”, il neopresidente dell’Enasarco ha inviato una nuova – dev’essere la sessantaquattresima – comunicazione agli agenti: questa volta per esaltare i risultati del bilancio della Fondazione, approvato nei giorni scorsi con l’astensione dei rappresentanti della lista Fare Presto! di cui Fiarc-Confesercenti fa parte. Purtroppo, come capita sempre più spesso, gli aulici testi risentono – diciamo così – di una certa dissociazione dai fatti reali.
Volendo essere buoni, si potrebbe anche chiamarle “sviste”. Ma sono “sviste” importanti e preoccupanti per il futuro dell’Enasarco.
“50 milioni di euro di utile”, proclama il presidente-scrivano.
Certo. Ma si è “dimenticato” un piccolo dettaglio: nel bilancio consuntivo dello scorso anno, l’utile fu pari a circa 233 milioni di euro; si è quindi registrato un calo di ben 183 milioni di euro. Se continua così, nel giro di poco tempo l’Enasarco gli utili non li avrà più. Peccato che a questa pericolosissima china non trovi il modo di dedicare neppure una parola.
“Anticipo Firr ancora bloccato per colpa del governo”, aggiunge.
Vero. Ma dimentica di dire che per sbloccarlo bisognerebbe avviare il processo di separazione fra il fondo Firr e quello di previdenza. Su questo la “nuova” gestione non ha fatto mezzo passo in avanti. Si è rivelata più efficiente – riconosciamolo – nell’ultimo tentativo (bloccato dal nostro voto in Cda) di procedere a un’infornata di assunzioni nella segreteria del presidente e del direttore. Ma nella vita bisogna darsi delle priorità e, da quando partono a raffica le comunicazioni agli agenti, in quegli uffici c’è sicuramente tanto da fare…
Infine, non poteva mancare la lamentela sul “contenzioso giudiziario” che “rallenta e ritarda” l’attività dell’Enasarco.
Il presidente si riferisce al ricorso da noi presentato, in seguito al quale il tribunale di Roma ha sospeso l’efficacia della delibera della Commissione Elettorale del 28.12.2020 con cui era stato escluso il voto del delegato Nesta, così stravolgendo gli esiti del voto e assicurando al presidente la maggioranza all’interno del Cda della Fondazione. Per effetto del suddetto provvedimento giudiziario, l’attuale Cda e il presidente non risultano più legittimati e la persistente inottemperanza al provvedimento da parte del presidente stesso ha effetti sulla validità di tutti gli atti che verranno adottati. Ma c’è di peggio: il presidente non perde occasione – in mancanza di argomenti reali – di diffamare membri dell’attuale CdA, ricorrendo a falsità di cui potrebbe rispondere personalmente nelle sedi opportune.
Eppure, secondo lui, se la Fondazione arranca (per non dire altro), la responsabilità non è di chi la governa (si fa per dire), ma di chi – come noi – vuole che siano ristabiliti gli elementari principi di rappresentanza democratica e sia fatto valere il voto degli agenti per quello che è veramente stato, senza accettare furbizie e colpi di mano.
Peraltro, l’inesauribile e (fino a qualche tempo fa) insospettabile vena letteraria del presidente si inaridisce improvvisamente quando è chiamato a dare conto del fiume di denaro buttato in consulenze e contenziosi legali o a spiegare perché – a quattordici mesi dall’inizio dell’emergenza Covid – gli agenti aspettino ancora un ristoro degno di questo nome dal loro ente di previdenza.
Ci fermiamo qui per carità di patria: tanto poco vogliamo “rallentare” l’Enasarco che, per senso di responsabilità, abbiamo deciso di astenerci su un bilancio che avrebbe meritato invece una sonora bocciatura.