Vendite ancora al palo. I dati Istat sul commercio ci consegnano ancora una volta un quadro deludente. Dopo un febbraio fortemente negativo, a marzo non si registra alcuna inversione di tendenza, con le vendite sostanzialmente stagnanti sul mese ed in calo sull’anno, con un crollo dell’1,4% del volume. Così Confesercenti commenta i dati Istat sul commercio al dettaglio di marzo 2017.
Complessivamente, anche il bilancio dei primi tre mesi è meno positivo di quanto possa apparire: le vendite sono cresciute rispetto al trimestre precedente soprattutto in valore (+0,7%), grazie alla spinta dell’inflazione; i volumi sono rimasti invece piatti o quasi (+0,1%). E la crescita ha riguardato soprattutto le grandi superfici: i piccoli, nonostante il mini-rimbalzo di marzo, nel primo trimestre hanno perso un ulteriore 0,7%.
Ed è proprio la ripresa dell’indice dei prezzi, dovuta in primo luogo all’aumento dei beni energetici, a costituire il maggiore elemento di preoccupazione per il futuro. In assenza di una crescita economica sostenuta, il riaffacciarsi dell’inflazione ha già iniziato a far sentire i suoi effetti sul potere d’acquisto delle famiglie e potrebbe portare ad una nuova riduzione complessiva dei consumi, con inevitabili conseguenze su Pil e conti pubblici.
Per invertire la tendenza, proponiamo di mettere in campo misure di stimolo per la domanda interna, anche utilizzando la leva fiscale: si potrebbe, ad esempio, ipotizzare una deduzione del 50% dall’imponibile Irpef, di carattere temporaneo, per le spese in beni durevoli e semidurevoli delle famiglie. Un intervento a costo zero o quasi per l’Erario, che potrebbe recuperare il gettito perduto attraverso l’IVA pagata sull’intero importo.