La risalita dei contagi, insieme all’impennata dei beni energetici, sembrano mostrare i primi effetti sulle vendite. La frenata (-0,6% in volume) rispetto ad ottobre va monitorata, per rendersi conto se sia un dato occasionale o registri le prime conseguenze negative sia del riacutizzarsi della pandemia che del rialzo dell’inflazione che peserebbero sui comportamenti di spesa dei consumatori.
Così l’Ufficio economico Confesercenti commenta i dati diffusi oggi da Istat.
Le rilevazioni sul commercio al dettaglio di novembre ci restituiscono, infatti, un quadro con alcune ombre: mentre i dati tendenziali, riferiti allo scorso anno, sono molto positivi in quanto si riferiscono a novembre 2020, particolarmente negativo soprattutto per il non alimentare, e dunque segnano un netto recupero, la flessione congiunturale registrata, invece, rispetto ad ottobre di quest’anno è di un certo rilievo (-0,6% in volume): l’incertezza torna a pesare su famiglie ed imprese. Alcuni comparti, inoltre, iniziano a risentire degli effetti legati sia alle nuove progressive restrizioni – è il caso dei pubblici esercizi e parzialmente della ricettività turistica – che al riemergere di comportamenti che hanno già quasi riportato ai livelli di marzo 2020 il numero di lavoratori in smart working.
Bisogna accelerare, dunque, da un lato con nuovi interventi a favore del ‘taglia-bollette’ – bene il premier Draghi che ha sottolineato come il Governo stia pensando di mettere in campo nuove risorse per contenere i rincari di gas ed energia oltre a quelle già stanziate nella Legge di bilancio – dall’altro con la campagna di vaccinazione, per scongiurare nuove limitazioni delle attività che avrebbero una ricaduta economica pesantissima sul 2022 in termini di perdita di Pil, pensando comunque a sostegni per i settori che già avvertono l’impatto negativo.