“Il reddito aumenta, ma l’incertezza frena la ripartenza dei consumi. I dati diffusi oggi da Istat sulla propensione al risparmio confermano le nostre analisi: gli italiani nutrono maggiori incertezze sul futuro, fanno le formiche e mettono da parte il più possibile. Nel secondo trimestre le famiglie italiane hanno potuto contare su 3,5 miliardi di reddito nominale disponibile in più, circa 130 euro in più per ogni nucleo: ma di questi ne hanno spesi solo 20, destinando i restanti 110 euro al risparmio“. Così l’Ufficio economico Confesercenti commenta le rilevazioni Istat su reddito e spesa delle famiglie.
“Dopo una crisi – continua l’analisi dell’Ufficio economico – ripristinare i livelli di risparmio è fisiologico. Il processo, però, ha subito una brusca accelerazione nel secondo trimestre, con una crescita di quasi un punto percentuale della propensione al risparmio delle famiglie rispetto al periodo gennaio-marzo. A incidere è un cambiamento di prospettiva: la delusione per una ripresa che non ha mai preso velocità e le tensioni internazionali hanno consolidato un clima che abbiamo già definito di ‘non fiducia’ quasi strutturale nel futuro dell’economia. Un sentiment che potrebbe portare ad un nuovo rallentamento della spesa nella parte finale dell’anno, visto che il clima sembra essersi ulteriormente deteriorato durante l’estate, come segnalano la caduta delle vendite a luglio – nonostante i saldi – ed il crollo della fiducia delle imprese e dei consumatori registrato dall’Istituto di statistica nel mese d’agosto”.
“Uno scenario allarmante, visto che – in un contesto di frenata del commercio internazionale – la crescita è legata soprattutto all’impulso che arriva dai consumi interni. Si rischia quindi di entrare in un circolo vizioso: gli italiani, preoccupati dal rallentamento della ripresa, dedicano più risorse al risparmio che ai consumi; ma in questo modo si frena anche la ripartenza del Pil, alimentando ulteriormente la sfiducia. Dobbiamo evitare l’avvitamento: serve un intervento volto a dare maggiori certezze nel futuro, con misure strutturali per favorire investimenti e lavoro, a partire dalla proroga dei contributi per le assunzioni e da un piano per la digitalizzazione ed internazionalizzazione delle PMI, elemento chiave per la crescita del Paese. Ma dobbiamo fare di più anche sul fronte fiscale: l’arrivo dell’IRI per le imprese potrebbe essere positivo, ma andrebbe affiancato da un percorso di progressiva riduzione dell’Irpef che dia ai consumi un impulso che superi ogni ‘ragionevole dubbio’ delle famiglie”.