La Ue conferma la stagnazione dell’Italia. Una frenata dovuta soprattutto al rallentamento generale del ciclo internazionale, ma anche ad un perdurante clima di incertezza che blocca lo sviluppo economico del Paese. Così Confesercenti commenta le stime Ue sull’economia italiana.
Nel complesso, le previsioni della Commissione smentiscono parzialmente il quadro programmatico adottato con il DEF, soprattutto su crescita e debito, e sottolineano ancora di più la difficoltà in cui versa la nostra economia, stretta tra l’esigenza di rilanciare il sistema economico nel suo complesso e la sempre più probabile richiesta di una manovra correttiva per non far esplodere il deficit.
Un’impasse da cui dobbiamo uscire, senza però premere l’acceleratore sul fisco. A partire dalle imposte sui consumi, unica nota positiva – grazie al reddito di cittadinanza sono stimati a +0,6% – della pagella Ue. Gli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia, secondo le stime Cer per Confesercenti, provocherebbero nel prossimo biennio una riduzione di 10 miliardi della spesa delle famiglie. Una mannaia anche per il Pil, che aggraverebbe le già deboli condizioni di salute della nostra economia.
Sicuramente parte della soluzione è “nelle mani” della situazione internazionale, intesa come commercio, produzione e stabilità sociopolitica complessiva. Ma molto è anche nelle nostre mani: serve un piano di rilancio serio e condiviso, che permetta di superare il clima di incertezza che perdura tuttora, alimentato anche dai contrasti tra i partner di governo. Che, soprattutto in campo economico, non aiutano a innescare meccanismi virtuosi tra famiglie ed imprese.