Torino, 9 ottobre 2022 – Un miliardo: è questa la perdita del potere d’acquisto dei piemontesi nella seconda metà del 2022; le famiglie stanno spendendo sempre di più per avere una quantità di beni in continua diminuzione. A stimarlo è l’ufficio studi di Confesercenti.
Il peggioramento delle prospettive è dovuto, in primo luogo, agli aumenti record registrati dai prezzi dell’energia nel corso dell’estate: aumenti che si scaricheranno proprio sulle bollette autunnali, portando l’incremento dei prezzi ai livelli massimi dell’anno; il tasso di inflazione salirà nella media dei prossimi tre mesi ad almeno il 9,1%, oltre mezzo punto in più rispetto al già elevato dato del periodo estivo (+8,4%) e tre punti in più nel confronto con il periodo primaverile.
Per contrastare questo prolungato aumento dei prezzi, le famiglie hanno utilizzato fino a ora i propri risparmi, scesi già nel trimestre primaverile di ben 2,3 punti in quota di Pil. Ma i margini a disposizione dei consumatori sono ormai ridotti al lumicino. Le tendenze al ribasso dell’occupazione, non consentono infatti di prevedere alcun incremento del reddito disponibile e l’aumento dei tassi di interesse limita le possibilità legate al credito.
Anche se la tendenza a usare la liquidità accumulata negli anni passati si dovesse mantenere, essa sarebbe insufficiente a compensare il calo di potere d’acquisto, con una perdita secca di consumi in negozi, mercati, bar e ristoranti stimabile in 300 milioni di euro per l’ultimo trimestre dell’anno: ormai il calo non riguarda più i soli beni extralimentari (i più “comprimibili”) ma anche gli alimentari. E questo nell’ipotesi – ottimistica – che l’occupazione non cali ulteriormente e che il tasso di inflazione continui a conservarsi al di sotto della media europea.
“In questo quadro – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Piemonte – la priorità rimane porre un freno alla corsa delle tariffe energetiche, in modo da preservare il potere d’acquisto delle famiglie e contenere il boom dei costi fissi delle imprese, motore principale dell’aumento dei prezzi. Ma il probabile crollo della spesa pone un’ulteriore criticità per le attività della distribuzione commerciale, che si attendono di vivere il Natale più freddo – dal punto di vista dei consumi – dal 2020, anno della pandemia. È dunque necessario continuare a intervenire per attutire lo shock dovuto all’aumento della crisi energetica. Le risorse ci sono: tra inflazione e l’incremento dei prezzi di gas, energia e carburanti, nei primi otto mesi dell’anno il gettito Iva è aumentato di oltre 18 miliardi. Risorse destinate ad aumentare ancora nell’ultima parte dell’anno, e che devono essere restituite all’economia sotto forma di sostegni a imprese e famiglie“.