Per il commercio il futuro è decisamente fosco. L’emergenza Coronavirus si innesta infatti su un quadro già difficile per i consumi: le vendite – come certifica l’Istat – si sono bloccate già a gennaio, prima dell’esplosione dell’emergenza coronavirus. E adesso la situazione non può che peggiorare: secondo le nostre stime, infatti, il panico e la riduzione della socialità rischiano di causare una perdita di quasi 4 miliardi di euro di consumi entro giugno. Una perdita che andrà rivista al rialzo se, come sembra, la fase acuta dovesse continuare ancora.
Così Confesercenti commenta i dati Istat sulle vendite di gennaio, che mostrano una variazione congiunturale nulla, in valore, sul mese precedente.
Dalle rilevazioni su gennaio dell’Istituto di statistica emerge infatti un quadro complessivo ancora di difficoltà: le vendite al dettaglio continuano a galleggiare con segnali contrastanti tra un comparto alimentare che riprende terreno rispetto a dicembre e quello non alimentare che rallenta, restituendo così una variazione nel complesso nulla. Rispetto allo scorso anno si registra una crescita generalizzata dell’1,4% che da una parte sintetizza il buon andamento delle vendite della grande distribuzione (e dell’ecommerce) e dall’altro il risultato ancora una volta negativo dei negozi tradizionali (-0,2%). Dati che letti nell’attuale situazione di emergenza non permettono di fare previsioni positive; anzi la debolezza della domanda interna è stata già ulteriormente compromessa con un impatto fortissimo sul tessuto imprenditoriale.
“L’Italia, ormai, è tutta in zona gialla”, commenta Patrizia De Luise, Presidente nazionale di Confesercenti. “Tra negozi, ambulanti e pubblici esercizi, ci sono un milione di imprese su strada, quelle più vicine alla gente, che da anni combattono con la mancata ripresa della spesa delle famiglie, e che ora con l’esplosione dell’emergenza stanno vivendo momenti terribili. Servono interventi incisivi per sostenere le attività nei prossimi mesi, che si preannunciano difficilissimi. Le risorse messe a disposizione sono state una prima risposta positiva. Potrebbero però non essere sufficienti: c’è bisogno di estendere gli ammortizzatori sociali anche a microimprese e autonomi, accelerando anche sullo stop ai pagamenti e sugli interventi per il credito. Ma servono anche misure per rilanciare la domanda interna”.