Torino, 31 luglio 2022 – Anche in Piemonte l’aumento dei prezzi – in particolare di utenze e altre spese fisse – inizia ad avere un impatto sui consumi delle famiglie. Dopo un anno di crescita, per il trimestre estivo si prevede un calo della spesa dei piemontesi di 70 milioni di euro rispetto all’estate scorsa. E senza un rallentamento dell’inflazione, la tendenza è destinata a peggiorare in autunno, con una perdita di 170 milioni concentrata nell’ultimo trimestre dell’anno. A stimarlo è Confesercenti.
A rallentare i consumi è l’incertezza sulla fase economica che spinge le famiglie ad una maggiore cautela. Ma l’aumento dei prezzi sta costringendo i consumatori anche a ridistribuire il budget tra le voci di spesa, in un quadro condizionato dall’aumento delle spese fisse, che valgono ormai metà del bilancio famigliare. La quota di spesa media mensile impegnata dalle spese di casa e dalle utenze (abitazione, acqua, elettricità e gas), infatti, passa dal 37,4% del 2021 al 42% dei primi sei mesi del 2022, 52,3% se si considerano anche le spese dei trasporti.
L’aumento dei prezzi dell’ultimo anno si è concentrato soprattutto su beni energetici e carburanti. Il tasso di inflazione medio del +6,6% stimato per il 2022, infatti, è dovuto soprattutto agli incrementi registrati da elettricità, combustibili e spese per l’abitazione (+2,5%) e trasporti (+1,5%), che insieme determinano una variazione dei prezzi del +4%, mentre i prodotti alimentari contribuiscono per il +1,4% e tutti gli altri beni e servizi +1,2%.Un aumento cui corrisponde una diminuzione di tutte le altre voci: alimentari, abbigliamento e calzature, mobili, articoli e servizi per la casa, comunicazione, ricreazione, spettacoli e cultura, servizi ricettivi e di ristorazione, e addirittura le spese per la salute.
“Nei giorni scorsi – dice il presidente di Confesercenti, Giancarlo Banchieri – avevamo lanciato l’allarme sulla diminuzione dei consumi di carne, su segnalazione dei macellai nostri associati. Ora questi dati di carattere generale elaborati dal nostro ufficio studi dimostrano come il calo dei consumi riguardi tutti i settori. E non potrebbe essere altrimenti, visto che le famiglie sono costrette a concentrare le loro spese su carburanti e bollette. Ma ciò mette a rischio la loro tenuta economica e quella di tanti esercizi commerciali. In particolare, i piccoli negozi del comparto alimentare hanno registrato un crollo del volume delle vendite del 5,6% da inizio anno, mentre nell’abbigliamento neppure i saldi stanno riuscendo a raddrizzare un 2022 in forte calo (-15%) Ci aspettiamo dunque interventi ben più incisivi di quelli predisposti sinora. Proponiamo di utilizzare le maggiori entrate – l’Iva, prima di tutto – derivanti dall’aumento dei prezzi energetici per detassare gli incrementi salariali legati all’inflazione: sarebbe un sostegno utile per facilitare i rinnovi contrattuali e dare slancio ai consumi. Così come – conclude Banchieri – l‘eliminazione temporanea dell’Iva sui beni di prima necessità”.