Prospettive in netto peggioramento. La NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) approvata dal governo descrive un quadro congiunturale che dà misura dell’intensità del rallentamento in atto. Un quadro che vede particolarmente penalizzati i consumi: il forte rallentamento atteso per il 2023 comporta posporre addirittura al 2025 il recupero dei livelli di spesa pre-pandemica. Alla fine del prossimo anno, mancheranno ancora 40 miliardi per tornare al dato del 2019.
Così Confesercenti
La flessione degli indici di fiducia dei consumatori, sempre più accentuata, evidenza peraltro come anche queste deboli dinamiche siano a rischio e come la spesa delle famiglie sia esposta a uno scenario di recessione più profonda di quella assunta nei quadri programmatici.
Complessivamente, il rallentamento dell’economia è determinato dallo shock energetico e dal rialzo dell’inflazione mondiale. Il rialzo dei tassi di interesse avviato dalle banche centrali è il terzo elemento che in prospettiva porterà ad abbassare i saggi di crescita.
La stima di incremento del Pil è elevata per il 2022 al 3,3%, ma tenendo conto dei risultati già acquisiti nel primo semestre dell’anno, ciò comporta una variazione negativa del prodotto nella seconda metà del 2022. In linea con quanto indicato da Confesercenti, la dimensione della contrazione sarà nell’ordine dello 0,8% (-3,5 miliardi) e sarà concentrata nell’ultimo trimestre dell’anno.
Per il 2023 la previsione di crescita è ribassata allo 0,6% – anche in questo caso in linea con le nostre valutazioni – ed incorpora l’attesa di una flessione dell’attività prolungata a tutto il periodo invernale. Incrementi di Pil più robusti dovrebbero poi essere ripristinati a partire dal 2024, anche per gli impulsi espansivi che si attendono dalla progressiva attuazione del PNRR.
Si pongono, però, le premesse per organizzare l’intervento di sostegno all’economia nei prossimi anni.
A fronte del rallentamento dell’economia, infatti, la NADEF delinea però un quadro di tenuta dei conti pubblici. Le stime di indebitamento vengono infatti riviste in senso migliorativo per 0,5 punti in quota di Pil sia nel 2022 che nel 2023. Una simile dinamica mette a disposizione del nuovo esecutivo risorse finanziarie per circa 20 miliardi, un tesoretto che dovrà essere destinato subito al sostegno dell’economia senza ricorrere a scostamenti di bilancio.
Si tratta di una riserva importante che consente di impostare la politica di bilancio 2023 con relativa tranquillità, senza l’urgenza di dover intervenire con misure di natura correttiva. È importante che lo spazio di manovra nell’immediato venga utilizzato per consolidare l’azione di contrasto al rialzo dei prezzi dell’energia e che massima attenzione sia data al recupero del potere d’acquisto delle famiglie. La tenuta dei consumi e la protezione delle imprese dall’aumento dei costi dell’energia restino elementi di azione prioritaria anche per il nuovo esecutivo.