Torino, 15 febbraio 2022 – Bollette in aumento, incassi fermi, clientela in calo: è questa la “tempesta perfetta” che stanno vivendo i benzinai da quando il prezzo dell’energia è salito alle stelle. Faib-Confesercenti, la federazione dei gestori, lancia l’allarme su una situazione sempre più insostenibile. L’aumento medio delle bollette è del 135%: in un anno sarebbero 10.000 euro in più per ciascun un impianto.
“Il rialzo generalizzato dei costi energetici ha influito anche sui prezzo dei carburanti – dice Enzo Nettis, presidente della Faib-Confesercenti di Torino e provincia -, ma per noi c’è un puro e semplice aumento dei costi, senza che ci rimanga nulla dell’incremento di benzina e gasolio che si sta registrando da qualche settimana. Il nostro margine, infatti, è fisso: sono circa 3 centesimi e mezzo al litro, qualunque sia il costo di benzina e gasolio. Siamo l’unica categoria di commercianti che non può traslare, neppure in parte, sui consumatori i maggiori costi delle merci. Ma i consumatori non sono tenuti a saperlo e quindi danno la colpa a noi. L’aumento dei carburanti ha ridotto la nostra clientela, perché – giustamente dal loro punto di vista – i consumatori stanno sempre più attenti a spendere. Ma devono sapere che noi e loro siamo entrambi vittime di questo andazzo”.
Faib-Confesercenti ha condotto un’indagine sul costo delle bollette dei gestori, individuando alcune situazioni-tipo.
1. Piccolo impianto con solo erogato, senza altri servizi – Bolletta di dicembre 2020 / gennaio 2021: 599,00 euro, bolletta di dicembre 2021 / gennaio 2022: 1.000,00 euro.
2. Impianto medio – Dicembre 2020: 919,04 euro, dicembre 2021: 2179,18 euro.
3. Impianto autostradale – Dicembre 2020: 1.230 euro, dicembre 2021: 3.037,87 euro.
4. Impianto con autolavaggio e cambio gomme – Dicembre 2021: 1302 euro, dicembre 2021: 3278 euro.
In sostanza, si va dal raddoppio dei costi per una piccola area di servizio che tratti solo carburanti ad aumenti di gran lunga maggiori nel caso in cui l’impianto sia più grande o vi siano anche l’autolavaggio o l’attività di cambio gomme; senza contare le aree di servizio che abbiano anche il bar, perché in quel caso i costi dell’esercizio salgono ancora di più.
“Tra poco la benzina – spiega Nettis – raggiungerà i 2 euro al litro. Io per un rifornimento di venti euro (che è la media dell’erogato) mi metterò in tasca 35 centesimi lordi con cui dovrò far fronte anche all’aumento della bolletta. E vendiamo sempre di meno. La pandemia ci ha portato via il 30% degli incassi e non abbiamo ancora recuperato le vendite di prima: lo smart working sempre più diffuso e i frequenti blocchi dei diesel fanno la loro parte, e ora questa mazzata delle bollette. Così non reggeremo a lungo”.
Particolarmente gravoso sta diventando l’obbligo delle aperture notturne: “Illuminare i piazzali di notte è uno dei nostri costi più significativi e l’erogato si sta riducendo progressivamente. Eppure non possiamo non tenere aperto, sia per ragioni di sicurezza (rifornimenti in emergenza, come ad esempio per le ambulanze, che fanno benissimo a protestare per l’aumento dei loro costi), sia per i self-service. Ma gli incassi non coprono neppure le spese: lavoriamo in perdita. Saremo costretti a interrompere il servizio notturno come forma di protesta“.
Inoltre, costa sempre di più acquistare i carburanti: “I maggiori costi dei prodotti petroliferi rappresentano per i benzinai un ulteriore aggravio finanziario. Noi – anche in questo caso a differenza di altri commercianti – paghiamo tutto in anticipo“.
La Faib-Confesercenti a livello nazionale ha già chiesto un incontro al governo: “Bisogna intervenire subito – conclude Nettis – con misure efficaci. Abbiamo bisogno di sostegni cospicui nell’immediato per pagare le attuali bollette, ma non basta. Come categoria siamo coinvolti nella transizione energetica che comporta un nuovo modo di approvvigionarsi e un nuovo modello di mobilità: siamo pronti a fare la nostra parte, ma dovremo essere messi in grado di rimanere in piedi e di attraversare questo difficilissimo guado. Per ora gli interventi del governo sono stati insufficienti e non si capisce dove siano finiti i miliardi finora stanziati. Noi non abbiamo visto un centesimo”.