Il dato dell’inflazione di febbraio (+0,9% su base mensile e +5,7% su base annua), che conferma l’impennata in corso, desta ulteriore preoccupazione perché, insieme al protrarsi del conflitto in Ucraina ed alla ripresa dei contagi legati alla pandemia, genera aspettative negative e, in alcune fasce di popolazione, dei veri e propri allarmismi. Così, in una nota, Confesercenti.
Giungono, infatti, segnalazioni di comportamenti delle famiglie che tendono ad acquistare una grande quantità di beni di largo consumo, come se ci si trovasse in una situazione di economia razionata. Bisogna subito invertire questa tendenza pericolosa e favorire segnali di calma, nei limiti delle possibilità dei governi nazionali.
Ora è fondamentale che il Governo si concentri sulle misure volte a bloccare la corsa dei prezzi dei beni energetici, con il taglio dei prezzi dei carburanti e la riduzione delle bollette, per mettere in sicurezza famiglie ed imprese che si trovano, dopo due anni di crisi sanitaria, nuovamente in emergenza. Per questo speriamo che le misure per contenere la stangata su famiglie e imprese possano arrivare già questa settimana. Riteniamo indispensabile, in particolare, ridurre per tutto il tempo dell’emergenza la componente fiscale che pesa su energia, gas e carburanti, attivando un meccanismo automatico da applicarsi sugli aumenti dei costi energetici rispetto all’anno precedente, che riconosca un credito d’imposta pari agli aumenti subiti dalle imprese nell’arco degli ultimi mesi. Allo stesso modo, occorre agire in sede europea per fronteggiare le ricadute economiche della guerra in Ucraina, con provvedimenti volti a gestire la crisi energetica attraverso un tetto ai prezzi delle importazioni di gas.