L‘Istat rivede la stima del tasso di inflazione a giugno abbassandola all’1,3%. La stima preliminare era dell’1,4%. Secondo i dati definitivi l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,3% su base annua (in crescita dal +1% registrato a maggio).
“L’inflazione a giugno continua a crescere – spiega l’Istituto – nelle componenti legate maggiormente agli acquisti quotidiani delle famiglie. Infatti l’accelerazione della crescita dei prezzi al consumo è di nuovo trainata dai prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (in particolare carburanti insieme con frutta fresca e vegetali freschi), che registrano un aumento su base annua più che doppio di quello generale (il 2,7%). Un contributo inflazionistico deriva anche dai prezzi dei trasporti, che da inizio anno mostrano tensioni crescenti. L’accelerazione dell’inflazione si deve prevalentemente, infatti, ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (da+5,3% di maggio a +9,4%), a quelli dei beni alimentari non lavorati (da +2,4% a +3,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +1,7% a +2,9%). Pertanto l’ inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è pari a +0,8% (stabile rispetto a maggio) e quella al netto dei soli Beni energetici è in
accelerazione da +0,8% registrato nel mese precedente a +1,0%. mL’inflazione acquisita per il 2018 è +1,0% per l’indice generale e +0,7% per la componente di fondo”.
“L’aumento congiunturale dell’indice generale dei prezzi al consumo – osserva l’Istat – è dovuto principalmente ai rialzi dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (+2,3%) e dei servizi relativi ai trasporti (+2,2%), i cui effetti sono solo in parte mitigati dai cali congiunturali di quelli dei beni alimentari non lavorati (-0,9%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni (-1,4%). L’inflazione a giugno continua a crescere nelle componenti legate maggiormente agli acquisti quotidiani delle famiglie. Infatti l’accelerazione della crescita dei prezzi al consumo è di nuovo trainata dai prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (in particolare carburanti insieme con frutta fresca e vegetali freschi), che registrano un aumento su base annua più che doppio di quello generale (il 2,7%). Un contributo inflazionistico deriva anche dai prezzi dei trasporti, che da inizio anno mostrano tensioni crescenti”.
“L’accelerazione dell’inflazione – sottolinea – si deve prevalentemente, infatti, ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +5,3% di maggio a +9,4%), a quelli dei beni alimentari non lavorati (da +2,4% a +3,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +1,7% a +2,9%). Pertanto l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è pari a +0,8% (stabile rispetto a maggio) e quella al netto dei soli Beni energetici è in accelerazione da +0,8% registrato nel mese precedente a +1,0%. L’inflazione acquisita per il 2018 è +1,0% per l’indice generale e +0,7% per la componente di fondo”.
“L’aumento congiunturale dell’indice generale dei prezzi al consumo – conclude l’Istat – è dovuto principalmente ai rialzi dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (+2,3%) e dei servizi relativi ai trasporti (+2,2%), i cui effetti sono solo in parte mitigati dai cali congiunturali di quelli dei beni alimentari non lavorati (-0,9%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni (-1,4%).