L’inflazione non si ferma. A novembre, sottolinea l’Istat, è ancora attestata sui livelli molto alti registrati il mese precedente, con un aumento del +11,8% sul 2021, anche se si registra un lieve rallentamento rispetto ad ottobre. L’auspicio è che si sia raggiunto finalmente il picco, e che dal prossimo mese inizi anche in Italia una decelerazione. Nell’eurozona è già cominciata: secondo Eurostat a novembre i prezzi rallentano dal 10,6 al 10%. Una frenata che nel nostro Paese è molto meno marcata: l’inflazione acquisita sfiora ancora il 9% e, molto probabilmente, a fine anno supereremo abbondantemente i livelli previsti (tra il 6,5 ed il 7,5%). Così Confesercenti in una nota.
Uno scenario ad alto rischio: questi livelli di inflazione, oltre a ridurre il potere d’acquisto delle famiglie, genereranno a cascata effetti negativi su consumi ed imprese. Alla fine del prossimo anno, infatti, i redditi e i consumi delle famiglie arretreranno sui livelli del 2016, con 24,8 miliardi di spesa ancora da recuperare rispetto al pre-pandemia.
La manovra del Governo contiene molti elementi che vanno nella giusta direzione ma è soprattutto, e comprensibilmente, centrata sull’emergenza energetica e la necessità di limitare i danni, per famiglie ed imprese, derivanti dall’esplosione delle tariffe energetiche. Continuare ad agire per ridurre l’impatto dei costi energetici è certamente fondamentale, soprattutto per ridurre l’effetto negativo sulle altre componenti dei consumi, quelle diverse dalle ‘spese obbligate’ e contribuire a sostenere la spesa delle famiglie. Il Natale sarà il primo vero banco di prova per i consumi, mentre il 2023 si profila già difficile e la ripresa della domanda interna insieme ad una ritrovata stabilità di spese delle famiglie è fondamentale per l’economia. Per questo auspichiamo, da parte del Governo, una capacità di visione nel lungo periodo per affrontare le criticità del delicato momento economico ed al contempo intervenire con decisione per sostenere le imprese e la tenuta dell’economia del Paese.