Torino, 29 giugno 2017 – L’articolo che segue appare oggi sul quotidiano la Repubblica: il presidente di Confesercenti, Giancarlo Banchieri, risponde a un’intervista rilasciata qualche giorno fa dal vicesindaco di Torino, Montanari, a proposito della movida e del ruolo del commercio e del turimo nello sviluppo di Torino.
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È sconcertante la leggerezza con la quale il vicesindaco Montanari – nell’intervista di qualche giorno fa a “Repubblica” – affronta argomenti vitali per il futuro di Torino. C’è solo da sperare che sia una posizione personale: se si trattasse, invece, della linea dell’amministrazione, saremmo di fronte a una valutazione della storia degli ultimi vent’anni di Torino e – soprattutto – a un’idea di città che ci trova in profondo disaccordo.
“Vorrei far notare al vicesindaco che è grazie alle attività di somministrazione e al turismo che Torino si è reinventata, dopo la crisi della monocultura industriale che l’aveva caratterizzata per quasi tutto il Novecento: i numeri dicono che sono proprio questi settori economici ad aver creato nuove aziende e nuove opportunità di occupazione, anche in un periodo di difficoltà economiche come quello che stiamo attraversando; l’ultima conferma viene dal rapporto di Bankitalia, diffuso qualche giorno fa, nel quale si dimostra come il settore turistico/culturale abbia fatto registrare, a partire dai primi anni del Duemila, uno sviluppo significativo: “Nel 2014 il valore aggiunto dei comparti “alloggio e somministrazione” e “ricreazione e cultura” era superiore del 16,8 per cento in termini reali ai valori del 2000”. Sempre secondo Bankitalia, lo scorso anno l’occupazione è cresciuta “nel comparto del commercio, alberghi e ristorazione”.
Se poi guardiamo al numero di aziende nel settore della somministrazione, il confronto fra il 2017 (primo trimestre) e il 2009 vede il loro numero in crescita di quasi mille unità, 6.637 a 7.590 (dati Camera di commercio di Torino). Quanto alla presenze turistiche, nel 2016 a Torino e prima cintura si è registrato un saldo positivo negli arrivi (+1%) e un incremento nelle presenze (+7%) rispetto al 2015; in cifra assoluta, i pernottamenti quantificati nella provincia di Torino sono stati 6,8 milioni, di cui quasi 5 in città e nella prima cintura.
Sarebbe, dunque, questo il modello che non funziona? E, in ogni caso: siamo sicuri che una città più gradevole e attrattiva non sia preferita anche da chi deve decidere un insediamento produttivo o non influenzi le scelte degli studenti per l’Università?
Ma la movida pone problemi, sostiene il vicesindaco. Intanto bisognerebbe parlare di “mala movida”, cioè di quei comportamenti che vanno giustamente perseguiti: per questo la nostra richiesta è sempre stata quella di stroncare le attività abusive, che rappresentano la vera origine di tutti i disagi.
È anche inaccettabile sentire parlare di “spacciatori di superalcolici”, sia pure nella forma attenuata secondo la quale “non tutti lo sono”. Se Montanari si riferisce ai locali pubblici, faccio notare che si tratta di aziende che operano nella legge e in base a regolari licenze. Che direbbe Montanari se – alla luce del vasto elenco di nuove aperture di grande distribuzione autorizzate dall’attuale amministrazione – venisse definito “spacciatore di nuovo cemento per ipermercati e supermercati”? Eppure siamo di fronte a una lunga lista di nuove aperture di ipermercati, già autorizzati o in via di autorizzazione: oltre all’Esselunga nell’area ex-Westinhouse, ne sono previsti altri – sia pure di dimensioni inferiori – nelle zone di Scalo Vanchiglia, di corso Romania e di corso Vercelli. E mi limito ai progetti più rilevanti. Questo sì fa soffrire il “modello Torino”, tradizionalmente fatto di negozi e mercati: fra il 2009 e il 2017 si sono persi a Torino 1.628 negozi e 205 banchi su mercati. Purtroppo, non pare con l’attuale amministrazione si stia cambiando rotta in questo campo.
Al di là di facili battute, quello che ci preoccupa è la sottovalutazione del ruolo di settori importanti dell’economia cittadina e – soprattutto – una visione di città che rischia di vanificare l’impegno profuso da tutti negli ultimi vent’anni per rendere Torino attrattiva e meta di turisti. Comunque, tutte le opinioni sono lecite. Ma allora Montanari dovrebbe rispondere a questa semplice domanda: qual è l’alternativa che propone? Nell’intervista non ce n’è traccia, salvo un “no” generalizzato a ciò che Torino è oggi.
Giancarlo Banchieri – Presidente della Confesercenti