Il lavoro a tempo determinato si conferma il motore dell’occupazione italiana. I dati Istat di giugno lo dimostrano: con il rallentamento del tempo indeterminato, i contratti a termine sono l’unica forma di lavoro a dare segnali di vivacità. Renderli più rigidi, in questo momento, significa assestare un colpo alla ripresa dell’occupazione, la cui stabilizzazione va ottenuta invece intervenendo sul costo del lavoro.
Questo il commento di Confesercenti alle stime diffuse oggi da Istat mentre si attendono i risultati delle votazioni in Parlamento sugli emendamenti al decreto legge Dignità.
Nonostante lo stop di giugno, sull’anno i dati complessivi dell’occupazione rimangono positivi, proprio grazie alla performance del lavoro a termine (+14,5% in un anno, pari a 394mila unità). Meno roseo è invece il quadro offerto dalla stima preliminare del PIL per il secondo trimestre di quest’anno, che indica un rallentamento della crescita, con una variazione tendenziale di 1,1% ed acquista per i primi 6 mesi dello 0,9%. Risulterà complicato, come molti osservatori hanno già evidenziato, raggiungere una variazione dell’1,5% come previsto dal DEF di aprile scorso del governo uscente.
La nostra economia, dunque, si conferma tra le ultime nell’area dell’Euro: la stima Eurostat di oggi infatti indica, anche qui in rallentamento rispetto al trimestre precedente, una crescita tendenziale del 2,1%, quasi il doppio della nostra. Sul versante dei prezzi, infine, luglio segna un ulteriore lieve aumento dell’inflazione, dovuto principalmente, ancora una volta, a componenti esterne: in questo caso i prezzi dei beni energetici regolamentati (5,9%), in particolare energia elettrica e gas, che hanno registrato gli aumenti dei prezzi dei prodotti energetici dei mesi scorsi. L’inflazione di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi, subisce addirittura una lieve decelerazione di un decimale, passando allo 0,7%. E – nonostante il rallentamento registrato il mese scorso – le bollette di elettricità e gas, con questa nuova impennata, hanno già cumulato in questi primi sette mesi del 2018 significativi incrementi, pari al 6% circa.