La crisi dei negozi di vicinato non si arresta: nei primi otto mesi dell’anno le vendite delle piccole superfici sono diminuite dello 0,6%. Senza un’inversione di tendenza, il 2019 rischia di essere il quarto anno consecutivo di crisi per le piccole attività del commercio: una situazione di difficoltà conclamata che non manca di avere un effetto sul nostro tessuto imprenditoriale: quest’anno stimiamo che chiuderanno, senza essere sostituite, circa 10mila negozi.
Così l’Ufficio Economico Confesercenti commenta i dati Istat sulle vendite del commercio al dettaglio ad agosto. Un bilancio – segnala l’istituto di statistica – ancora una volta in flessione dopo il calo registrato a luglio.
I piccoli negozi registrano un andamento in forte controtendenza rispetto alle altre tipologie. Considerando tutte le forme e le dimensioni di attività commerciale, infatti, la variazione delle vendite registrata nei primi 8 mesi è positiva, pure se al di sotto del punto percentuale (0,7% in volume). A tirare è la crescita impetuosa del commercio elettronico (+16%), e anche la grande distribuzione – con una variazione di poco superiore al punto percentuale – tiene. Il quadro è invece davvero critico per i piccoli esercizi che registrano una variazione negativa sia rispetto a luglio che ad agosto del 2018.
Un problema legato in primo luogo al rallentamento dei consumi delle famiglie, rimasti al palo nel 2019 nonostante l’aumento del reddito disponibile. Per questo diciamo di no ad ogni operazione di appesantimento delle imposte sui consumi: dubitiamo che la rimodulazione dell’IVA possa portare ad un rilancio della spesa delle famiglie o ad effetti redistributivi di rilievo. Servirebbe piuttosto un taglio dell’IVA già vigente.
Oltre allo stallo dei consumi, però, si registra anche una specifica situazione di difficoltà, che senza esagerazione è di vera e propria crisi strutturale, per i piccoli esercizi commerciali. La richiesta è di aprire un tavolo speciale con i rappresentanti dei canali distributivi, sul modello dei tavoli di crisi, ma con obiettivo il rilancio del settore e il contenimento della fase negativa. Un passaggio utile per fondare i presupposti di un’azione di governo organica, ad ampio spettro, coerente con la necessità di restituire capacità di spesa alle famiglie e di accompagnare la rete commerciale in una compiuta transizione al digitale.